poteva a meno di pronunziare. Baciai la mano del genitore, che egli non ritrasse, ed io m’accorsi esser quella tutta bagnata di lagrime. Baciai l’orlo della veste della mia genitrice: con una mano ella la voleva ritirare, intanto che con l’altra si nascondeva il volto, e vidi le lagrime colarle tra mezzo alle dita. Mi posi in ginocchioni davanti allo zio ancora; ma egli mi volse il tergo alzando gli occhi al cielo, come se lo volesse prender per testimone dell’orrore che io gli ispirava. Mi accorsi allora, che io non aveva niente a sperare, meno che dalla parte de’ miei genitori. Mi rivolsi dunque verso di loro; ma essi mi evitarono e sembravano desiderare che il vecchio s’incaricasse del rimanente. Egli mi si approssimò, e mi disse: mio figlio, voi avete detto, che la vostra ripugnanza per la vita monastica era invincibile; non vi possono esser forse delle cose più invincibili ancora pel vostro coraggio? Supponete la maledizione di Dio, confermata da quella de’ vostri genitori, ed aggravata dai fulmini della