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delirio. Fui introdotto in una camera, ove erano radunati i miei genitori con l’astuto consigliere, tutti seduti, assorti in un profondo silenzio ed immobili piucchè se fossero statue. Mi approssimai, baciai loro la mano, e quindi mi ritrassi un poco senza poter respirare. Il mio genitore fu il primo a rompere il silenzio; ma parlò come un uomo che ripetesse la parte, che gli era stata dettata. Il tuono della sua voce smentiva le parole che proferiva con le labbra.
Mio figlio, mi disse, vi ho fatto venire non per dovere un’altra volta combattere la vostra pusillanimità, l’ostinazione vostra; ma per annunziarvi le mie risoluzioni. La volontà del cielo e quella dei vostri genitori vi hanno consacrato al servizio di Dio, e la vostra resistenza non potrebbe se non renderci infelici tutti; ma non farle variare.
In questo frattempo il bisogno di prendere un poco di respiro mi forzò ad aprire la bocca; il genitore immaginando che io volessi rispondere, quantunque non fossi in grado di