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le conversazioni immaginarie. I pensionari mi stavano osservando, e si dicevano tra loro: Egli medita intorno alla sua vocazione; supplica che la grazia venga ad illuminarlo: non lo disturbiamo.
Sentendoli così ragionare non credetti opportuno, di disingannarli, e continuai ad occuparmi de’ vani deliri della mia fantasia. M’immaginava d’essere nel palazzo del mio genitore; lo vedeva star deliberando in compagnia della mia madre e del loro intimo consigliere. Io parlava per ciascheduno di essi, ascoltava per tutti. Mi dipingeva l’eloquenza passionata dello zio, le sue vive rappresentazioni sulla mia ripugnanza a vestir l’abito religioso, la sua dichiarazione, che l’usare nuove importunità sarebbe omai cosa inutile. Io vedeva rinascere l’impressione, che lusingavami di aver già fatta sull’animo di mio genitore; vedeva cedere mia madre. Mi pareva di sentire il mormorio prodotto dal loro unanime con sentimento, dubbioso ed incerto sulle prime, poscia decisivo e seguito