di. La sera tutta la casa, composta di quasi dugento persone di servizio, fu alla disperazione. Il duca di Moncada, che io non aveva veduto se non una semplice volta, era morto ad un tratto. Furono levate tutte le tappezzerie che adornavano le muraglie; per gli appartamenti si vedevano andare e venire ecclesiastici. Quelli che avevano sorveglianza sopra di me mi avevano trascurato, ed io andava errando per le spaziose stanze: arrivai alla fine in un salotto, e sollevai per azzardo una portiera di velluto nero, che mi offrì uno spettacolo, da cui non ostante la mia giovinezza, fui estremamente commosso. Mio padre, e mia madre, ambedue vestiti a lutto erano assisi di fianco ad un letto, ove io credetti vedere mio avo immerso in un sonno profondo: ivi era ancora il mio fratello; egli aveva un abito di duolo, che sembrava portasse con rincrescimento e con molta impazienza. Mi slanciai avanti; i domestici mi ritrassero indietro. E che? esclamai allora, a me non dovrà esser permesso di