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maniera che rassembrava una statua, piuttosto che una creatura vivente. Allorchè si ponevano a tavola il vecchio non levava mai l’occhio di dosso al nipote, il quale rosicava de’ magri ossi di montone, che avevano bollito in un debol brodo, e gli raccomandava di non mangiare di troppo. La sera in quella casa vi era la consuetudine di andare a letto sul finir del crepuscolo, per risparmio d’olio o di candele, e Giovanni cui la fame impediva di prender sonno, non aveva altra consolazione, che, quando lo zio era andato a coricarsi, venisse la vecchia governante a portargli qualche avanzo del proprio pasto, raccomandandogli ad ogni boccone che faceva, di nulla dire al vecchio zio, suo padrone.
Dopo che Giovanni ebbe percorso con la mente il tempo della sua infanzia, pensò agli anni che aveva vissuti in collegio. Egli vi abitava una piccola camera a tetto in fondo di un cortile interno, e non era mai invitato a venire alla campagna, non volendo lo zio pagare le spese del