ne si dissipò; e siccome lo spirito passa agevolmente da uno all’altro estremo, Melmoth si risovvenne dell’ordine, che suo zio gli aveva lasciato morendo. Afferrò il ritratto; la mano sulle prime gli tremava, ma la tela logora e vecchia sembrava che facilitasse gli sforzi di lui. La distaccò dalla cornice con un grido mezzo di terrore, mezzo di trionfo; il ritratto gli cadde a’ piedi ed egli fremette al vederlo cadere. Egli si aspettava che delle voci lamentevoli, dei sospiri di un orrore profetico ed inesplicabile succederebbero al sacrilegio che commetteva distaccando dalle paterne mura il ritratto di uno dei suoi maggiori. Si arrestò un poco onde stare in ascolto: nessun suono percosse le sue orecchie; ma per un effetto naturale di scorcio, le pieghe, che formò la tela cadendo a terra, diedero al ritratto l’apparenza sorriso. Melmoth a tal vista fu preso da inconcepibile orrore. Rialzò la tela, corse nella camera vicina, la tagliò in piccole striscie, la gettò sul fuoco, e non l’abbandonò fino a tanto non