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La famiglia di Melmoth nulla ne sapeva, o alcuno nulla volle comunicare ad uno straniero di quanto riguardava il viaggiatore, e Stanton ripartì deluso nella sua speranza. Quello però che deve recarne maggior maraviglia è, che Stanton non confidò mai ad anima vivente la particolarità della loro conversazione nell’ospizio degli alienati di Londra, e che quando alcuno vi faceva la più piccola allusione, egli cadeva in accessi di collera e di tristezza singolari, quanto terribili. Checchè ne sia, egli lasciò il manoscritto nelle mani della famiglia dei Melmoth, coll’idea forse, che, se l’ignoranza dei suoi congiunti non era finta, essi o i loro discendenti sarebbero contenti un giorno di sapere le poche cose, che egli poteva loro comunicare intorno a cotesto loro antenato. Il manoscritto terminava con queste parole:

Io ne ho fatto ricerca dappertutto. Il desiderio di poterlo un’altra volta rivedere è divenuto come un fuoco, che internamente mi consuma: io la reputo quasi come una con-