Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/13

8

aveva collocata in un canto; finalmente di fare in maniera tanto nell’entrare che nell’uscire della camera di non urtare o scomporre i mucchii de’ libri, de’ globi, delle vecchie gazzette, delle testiere, delle pipe, dei vasi di tabacco, senza computare le trappole da topi ed i vecchi libri ricoperti di polvere e di ragnateli che occupavano il disotto delle seggiole. Dopo aver evitati tutti questi scogli, altro non gli rimaneva, che fare una profonda e rispettosa riverenza, chiudere piano piano l’usciale e discender la scala, come se avesse avute le scarpe di feltro.

Quando arrivavano le feste del Natale o della Pasqua, lo scarno e mal in arnese ronzino che gli mandava lo zio si fermava davanti alla porta del luogo dove stava in pensione, e diventava l’oggetto della derisione e dei sarcasmi dei condiscepoli. Giovanni vi montava sopra a malincuore per portarsi alla Loggia, ove non aveva altro passatempo, che di starsene assiso in faccia dello zio senza parlare nè fare un movimento, di