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raffinate, che essi erano assuefatti a vedere e far restar priva di effetto.
Scoperta che ebbe Stanton la posizione, in cui si trovava, pensò che fosse soprattutto necessario di vegliare sulla propria sanità e ragione; poichè da queste soltanto poteva sperare la liberazione; ma a misura che cotesta speranza andava diminuendosi, egli trascurava perfino i mezzi di realizzarla. Nel principio che ivi fu rinchiuso si levava di buon’ora la mattina, passeggiava continuamente per la sua angusta celletta, e profittava delle più piccole occasioni, che se gli presentavano, per respirare un poco d’aria esteriore; siccome pure non mancava di tenersi netto nella persona per rapporto alla proprietà, e avesse appetito o no, trangugiava, il meschino alimento, che gli veniva somministrato; e fino a tanto che tali cure erano dettate dalla speranza, provava una certa consolazione soddisfacente nell’eseguirle. Ciò non ostante cominciò a rilasciarsi a poco a poco: passava la metà deile giornate sul suo miserabile letticciuolo,