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gue nelle vene di Stanton; ma cotesto spavento medesimo ridondò in di lui vantaggio. Ebbe egli bastante presenza di spirito per dire che si sentiva male e per implorare indulgenza dal suo crudele guardiano, promettendogli di voler omai sottomettersi a’ suoi ordini. Questi si lasciò ì placare e sortì.
Stanton raccolse tutto il suo coraggio per la terribil notte, che doveva passare. Previde che avrebbe tutto dovuto soffrire e si preparò a tutto sopportare. Dopo aver lunga pezza considerato sulla condotta che per lui si doveva tenere, giudicò che il miglior partito era quello di conservare la stessa apparenza di sommissione e di tranquillità, nella speranza, che coll’andare del tempo forse gli sarebbe riuscito di rendersi favorevoli quei barbari, nelle mani dei quali si trovava, o almeno procurarsi un poco più di libertà ed in tal guisa trovare il mezzo onde facilitare un giorno la sua fuga. Quando ebbe presa questa risoluzione si ricoprì d’orrore e di raccapriccio, pensando, che cotesta