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tando il riscaldamento dell’acqua, e misurando nello stesso tempo l’ossigene consumato dall’animale o i suoi prodotti, acido carbonico e acqua, Dulong e poscia Despretz hanno trovato che sopra 100 parti di calore prodotte dall’animale e raccolte dal calorimetro, sole 80 o 90 erano rappresentate dalla combustione del carbonio e dell’idrogene, dedotta dall’acido carbonico e dall’acqua emessi dall’animale.

Se si riflette che la temperatura dell’animale nel calorimetro è sempre più alta di quella dell’acqua che lo circonda, e che quindi l’animale si raffredda durante l’esperimento, si trova in questo raffreddamento una spiegazione plausibile dell’eccesso trovato. E in fatti le numerose sperienze di Despretz hanno mostrato, che gli eccessi del calore raccolto dal calorimetro, su quello dovuto alla combustione respiratoria, sono tanto più grandi quanto più l’animale è giovane, e quanto più è elevata la sua temperatura. Si sa d’altra parte dalle belle sperienze di Edwards che gli animali giovani si raffreddano molto più presto degli adulti.

Non v’ha dunque ragione di cercare altre sorgenti di calore animale, oltre le azioni chimiche della respirazione e della nutrizione; se non che credo si abbia torto nel voler applicare esattamente i risultati delle sperienze delle combustioni ordinarie fatte in un calorimetro, a quelli delle combustioni che possono accadere in un animale, e a non voler ammettere come sorgente del calore animale, che una sola delle molte azioni chimiche che si operano nel seno dell’animale stesso.

E di fatti l’acido carbonico di cui si carica il sangue venoso, il quale è sicuramente un prodotto della combinazione dell’ossigene atmosferico col carbonio degli elementi organici dei varii tessuti che si trasformano, non può esser prodotto da carbonio esistente in questi tessuti allo stato libero, ma bensì in combinazioni che siamo lontani dal conoscere pienamente. Ora è provato dalle sperienze