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l’albumina, caseina, fibrina ec. tanto ossigene quanto ve ne vuole per farne urea, e per convertire il rimanente d’idrogene e di carbonio in acqua ed in acido carbonico si hanno delle quantità d’acido carbonico e d’acqua, che sono assai minori di quelle prodotte nella respirazione. V’è un esempio numerico dedotto dalle sperienze di Boussingault, che vi riferirò per meglio stabilire, che il carbonio degli alimenti azotati convertiti in urea è grandemente inferiore a quello che gli animali emettono allo stato di acido carbonico. Ecco questi numeri. Un cavallo si conserva in uno stato di perfetta salute prendendo per alimenti giornalieri un kilogrammo e mezzo di fieno, e 2 kilogrammi e un quarto di avena. Le ricerche analitiche danno che l’azoto del fieno è 1,5 e quello dell’avena 2,2 per 100. Ammettiamo che tutto l’azoto degli alimenti sia ridotto in sangue allo stato di fibrina e di albumina, ciò che fa 140 gram. d’azoto introdotti nel sangue e destinati a prendere il posto dell’azoto che esce nei prodotti dei tessuti trasformati. Il peso del carbonio ingerito contemporaneamente a quest’azoto, s’inalza a 448 gram., dei quali solamente 246 possono convertirsi in acido carbonico nella respirazione, giacchè il cavallo rende 93 gram. di carbone in urea e 109 gram. allo stato d’acido ipurico. Ma un cavallo, secondo le sperienze dello stesso Chimico espira in un giorno, allo stato di acido carbonico 2454 gram. di carbonio. È chiaro dunque che il carbonio dei principii azotati degli alimenti, non è che una piccola frazione di quello che si trova nell’acido carbonico espirato.

Da ciò la necessità per l’animale, di altri alimenti, per supplire all’insufficienza del carbonio contenuto negli alimenti azotati. L’amido, la gomma, lo zucchero, i corpi grassi sono di questo genere. In tutti quei casi in cui ti vede l’economia animale destinata a progredire, come nel giovine animale, la natura ha accresciuta nei suoi alimenti