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affatto nell’oscurità. La quantità abbondante di ferro (cinque o sei per cento) che entra costantemente nei globuli sanguigni, e che non si trova in tale proporzione in nessun altra sostanza animale, ha fatto sempre credere che questo metallo, ora allo stato di perossido, ora allo stato di carbonato non fosse indifferente nel cangiamento di colore del sangue. L’ossigene scaccia infatti l’acido carbonico del carbonato di ferro, e dal suo lato l’acido carbonico può discacciare l’ossigene del perossido, secondo le quantità relative dell’ossigene e dell’acido carbonico che si trovano in presenza ad agire sul ferro ossidato.

Mulder e Liebig sembrano abbracciare queste idee. Tutti i risultati clinici meglio constatati sembrano consentire che l’uso del ferro in certe malattie ravviva, in qualche modo, il colore del sangue. Se non che Scherer in questi ultimi tempi sembra esser giunto ad ottenere la sostanza colorante del sangue spogliata intieramente di ferro.

Se l’osservazione di Scherer verrà confermata, provando in oltre che la sostanza colorante spogliata del ferro subisce a contatto dell’ossigene e dell’acido carbonico, i cangiamenti che abbiamo visto accadere nei globuli sanguigni, saremo costretti a rinunziare all’idea che il ferro interviene nei cangiamenti di colore del sangue.

Il sangue arterioso spinto dalle ripetute contrazioni del cuore, e dalle successive dilatazioni e contrazioni dovute all’elasticità propria delle pareti dei vasi arteriosi, giunge vermiglio sino alle ramificazioni capillari. Attraversa in questi vasi tutti i tessuti, perde il suo color rosso, ritorna per i vasi venosi al cuore e ripassa quindi per il polmone. È in questo passaggio del sangue arterioso per i capillari che dicesi in Fisiologia accadere la nutrizione. Si ammette in questa Scienza che le parti tutte dei tessuti animali si vanno trasformando e rinnovando continuamente, e che questi fenomeni sono proporzionali al vario grado di attività del sistema capillare proprio dei diversi tessuti. Mancano in


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