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bimento d’ossigeno, esalazione d’acido carbonico, ed hanno provato che se si impediscono questi fenomeni non veggonsi comparire nell’embrione i globetti rossi e l’embrione non si sviluppa. Rimane ora a sapersi se i globuli si fanno rossi per il solo ossigeno che assorbono o per il solo acido carbonico che perdono nella respirazione, o se al contrario il sangue diviene venoso per il maggior acido carbonico di cui si carica o per la minor quantità d’ossigeno che vi rimane, o se per ambedue queste cagioni riunite. Ci mancano sopra di ciò esperienze precise. Magnus ha provato che il sangue venoso nel perdere la maggior quantità possibile d’acido corbonico diviene meno fosco, senza però mai prendere il color vermiglio; il che condurrebbe ad ammettere che le due cagioni influiscano contemporaneamente nel cangiamento di colore, che subisce il sangue nella respirazione. Devo anche aggiungervi, che se si asciuga con esattezza il coagulo del sangue di tutto il siero che lo bagna, e se poi si lava con acqua distillata, nella vista sempre di spogliarlo d’ogni traccia di siero. Allora a contatto dell’ossigeno non prende più il bel colore vermiglio che acquista quando il siero lo bagna. Eccovi una soluzione satura di sal marino che verso a goccio sopra il coagulo di sangue: dopo poco ne vedete i punti bagnati prendere un color vermiglio, mentre il resto della superficie non cambia di colore. Sembrerebbe dunque non essere i sali del siero indifferenti nel cangiamento di colore che subisce il sangue, al contatto dell’ossigeno. Si sa oggi che il siero assorbe un’abbondante quantità di acido carbonico, molto maggiore di quella che assorbe l’acqua. Potrebbe perciò dirsi che la presenza del siero influisce nel cangiamento di colore del sangue, in quanto che si carica esso siero dell’acido carbonico che l’ossigeno poi discaccia.

Ma in che consiste chimicamente il cangiamento di colore dei globuli sanguigni. A questo proposito la scienza può dirsi