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qualche minuto, e ricomparire col suo colore, riaperto il robinet. I tessuti di tutte le parti del corpo, i reni, i muscoli, la lingua, le labbra, prendono il colore nerastro negli asfissiati.

Tagliate i due nervi pneumogastrici in un animale qualunque; i movimenti respiratorii non tarderanno a turbarsi, e nello stesso tempo il sangue rimarrà nerastro, e le labbra, le narici, le fauci dell’animale perderanno il loro color rosso.

Se invece d’introdurre nel polmone d’un animale aria atmosferica si fa respirare l’animale nel gas azoto, nell’idrogene carbonato, nell’idrogene puro, nell’ossido di carbonio, nell’acido carbonico, nel deutossido d’azoto, nell’idrogene solforato, la morte succederà più o meno prontamente, e non troverete che sangue nero per tutto il corpo. All’infuori dell’aria atmosferica, l’ossigene e il gas protossido d’azoto, possono per un qualche tempo mantenere la respirazione. Forse nell’ossigene questa funzione potrebbe lungamente mantenersi: ma respirando questo gas, i movimenti respiratorii si fanno più frequenti, le pulsazioni arteriose si accelerano, e il sangue prende per tutto un color scarlatto vivacissimo. Nel protossido di azoto, la respirazione si prolunga per qualche minuto senza gravi inconvenienti, ma come nell’ossigene il movimento respiratorio è accelerato, sono turbate le funzioni sensoriali, e succede una specie d’inebriamento.

Conosciamo dunque i fenomeni che avvengono nell’atto della respirazione tanto nell’aria, quanto nell’organismo: ossigene assorbito, acido carbonico esalato, sangue nerastro venoso cangiato in sangue vermiglio arterioso; e questi due cangiamenti in uno stesso organo in cui per la sua particolare struttura, l’aria atmoferica, che perde il suo ossigene, e il sangue venoso che diviene vermiglio, si trovano quasi a contatto o separati da una membrana estremamente sottile.