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carbonico, di 60,5 d’azoto, di 29,5 d’ossigene. Una grossa torpedine fu tenuta per lo spazio di 45 minuti in poco più di 4 litri di quest’acqua: la torpedine fu irritata spesso, e se ne ebbero molte scosse, a modo che cessò presto di vivere. L’aria disciolta nell’acqua non conteneva più traccie d’ossigene ed invece v’erano 36 per 100 d’acido carbonico, e il rimanente d’azoto. Furon dunque consumate nella respirazione della torpedine 29,5 parti d’ossigene e furono restituite 25 d’acido carbonico.

L’esperienza ha provata che i descritti cangiamenti dell’aria atmosferica, in contatto d’un animale vivo, non solo avvengono nell’organo polmonare, ma che tutta la superficie del corpo dell’animale può operare in un grado diverso simili cangiamenti, Le rane a cui furono tolti i polmoni, o venne in altri modi impedita la respirazione, continuarono a vivere, e poste in una determinata quantità d’aria si trovò dopo un certo tempo scomparsa una porzione dell’ossigene, e in sua vece reso l’acido carbonico. Humboldt e Provençal hanno visto le tinche vivere senza gran patimento, avendo la testa e le branchie fuori dell’acqua e il solo corpo immerso. Spallanzani ed Edwards hanno di più provato che la respirazione cutanea è essenziale nei batracchi, di modo che le rane vivono molti giorni senza polmoni, mentre periscono dopo poche ore, se sono scorticate o verniciate alla cute; Sorg tenne per quattro ore un suo braccio in un vaso pieno di gas ossigene, e trovò che due terzi circa di questo gas era scomparso. Davy analizzando l’aria soffiata in una delle pleure d’un cane trovò non contener dopo un certo tempo che qualche traccia d’ossigene.

Il meccanismo della respirazione, i cangiamenti chimici che accompagnano questa funzione si operano dunque in tutti gli animali, nell’istessa maniera. L’ossigene scompare a contatto degl’organi respiratorii degli animali, l’a-