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va in proporzione della superficie delle foglie, fatto che egli aveva interpretato attribuendolo all’evaporazione operata per mezzo delle foglie.

Il doppio movimento dei sughi nell’interno dei vegetabili è cosa inesplicabile colle semplici forze capillari e d’imbibizione. Ma v’è di più. Chi di voi non ha visto, tagliando il tronco d’una vite in primavera, sgorgare dal taglio una enorme quantità di liquido. Hales applicando su questo taglio un tubo di vetro ricurvo, aperto all’altra estremità ed entro cui versava mercurio, ha visto questo liquido sollevarsi nel braccio aperto di 38 pollici, al disopra del suo livello primitivo, ciò che prova la pressione che il mercurio soffre all’altra estremità, e che non può essere attribuita che al liquido succhiato dalla pianta e spinto fuori. Questa forza d’impulsione, lo sgorgo del liquido dal taglio della pianta, sono fatti incompatibili cogl’effetti della capillarità e dell’imbibizione. Un liquido sollevato in un tubo capillare non può per effetto della forza stessa che lo solleva, sgorgare dal tubo. Dutrochet ha dimostrato con una ingegnosissima esperienza, che la forza d’impulsione, come egli la chiama, che opera l’ascensione del sugo d’una pianta ha la sua sede nelle estremità ultime delle radici. Questo distinto Fisiologo tagliando successivamente il tronco d’una vite, sempre più avvicinandosi alla radice, e tagliando in fine le radici stesse fitte nel suolo, vidde continuare lo sgorgo. Immerse uno dei filamenti ultimi delle radici tagliate nell’acqua, e vidde sgorgare il sugo dal taglio. È dunque nelle spongiole che risiede la forza d’impulsione. Dutrochet aggiunge d’aver scoperto nelle cellule corticali della spongiola un liquido più denso dell’acqua e coagulabile dall’acido nitrico, e crede perciò vedere nella spongiola, o meglio nelle sue cellule ripiene d’un liquido più denso dell’acqua dalla quale sono bagnate all’esterno, un gruppo di endosmometri; l’ascensione del liquido nella pianta