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liquido esteriore che possa imbevere la sostanza dì queste pareti, un liquido interno capace di mescolarsi con quello e scorrente nel vaso stesso con più o meno di celerità. Niente per conseguenza di più fisico d’un fenomeno così fatto. Voglio provarvi coll’esperienza la verità di questa asserzione. Eccovi un lungo tronco di vena presa sopra un grosso animale. Esso è fissato con una estremità ad un tubo che termina nella tubulatura posta alla base di un recipiente di vetro; l’altra estremità è congiunta ad un tubo sottile e ricurvo di vetro ed è munito d’un robinet. Empio d’acqua il recipiente, e per conseguenza anche il tronco venoso; fò che una porzione di questo tronco venoso peschi entro acqua acidulata con acido idroclorico o solforico. Dapprima il liquido del recipiente non indica la presenza dell’acido, ma dopo un certo tempo questa presenza si scuopre. Se invece di attendere un certo tempo, lasciando i liquidi in riposo, apro il robinet, non tardo a vedere i segni dell’acidità nel liquido che scola. Intanto nel liquido del recipiente non si scorge ancora la presenza dell’acido. Ciò che avviene adoperando un tronco di vena accade con un tronco d’arteria, con un tubo d’argilla, di cartone, di legno. Se la soluzione acida fosse contenuta nell’interno del tronco venoso, e se nel liquido della capsula in cui pesca la pa-