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Eccovi un tubo di vetro, la di cui estremità inferiore chiusa da un pezzo di vescica, si allarga a modo d’imbuto. Se si versa nel tubo una soluzione acquosa di gomma o di zucchero, e si immerge nell’acqua pura colla indicata estremità, si vedrà, malgrado l’eccesso di pressione della colonna liquida, l’acqua penetrare continuamente nell’interno del tubo, attraversando la membrana. La colonna del liquido contenuto nel tubo si eleverà così ad una altezza molto grande, ed escirà anche dall’apertura superiore. Allo stesso tempo, una certa quantità del liquido del tubo necessariamente molto minore di quella, scenderà attraverso la membrana, e si mescolerà all’acqua pura.

Dutrochet chiamò endosmosi il primo di questi fenomeni, exosmosi il secondo.

Le membrane producono l’endosmosi, fino a che non cominciano a putrefare. Cessa allora il fenomeno, ed il liquido che si era elevato nel tubo ridiscende, passa attraverso i pori della membrana, per il solo effetto della pressione.

Le membrane non sono le sole che producano questi fenomeni. Le lamine d’ardesia, e meglio ancora quelle di argilla cotta molto sottili, producono i medesimi fenomeni, sebbene in un grado più debole: le lamine calcaree e silicee, al contrario, non li producono.

La natura del liquido adoperato influisce grandemente sul fenomeno. L’endosmosi è tanto più sensibile, quanto più la densità del liquido del tubo è maggiore di quella del liquido esterno. Sembrerebbe anzi, essere la sua intensità proporzionale alla differenza di densità dei due liquidi, se non che l’alcool, la di cui densità è minore di quella dell’acqua, messo nell’interno del tubo produce l’endosmosi sull’acqua collocata all’esterno del medesimo.