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succedono con una grande rapidità, in modo che riescirebbe impossibile sostenerle a lungo; dopo un certo tempo l’animale perde la sua vivacità, le scosse si risentono meno forti, anche avendo la precauzione di conservarlo in un vaso pieno d’acqua salata. La scossa che la torpedine può dare è così forte da risentirsi senza toccarla direttamente, e lo sanno i pescatori che si accorarono della presenza di questo pesce in mezzo a quelli che sollevano colle reti allorché vi getta secchj d’acqua per lavarlo. Tutte le volte che il getto dell’acqua è continuo la scossa è risentita specialmente nelle braccia. Nell’acqua stessa in cui trovasi la torpedine, la scossa si fa sentire anche a delle grandi distanze ed è di questo mezzo che sembra esser stata dotata la torpedine a fine di uccidere i pesci di cui si nutre.

I primi osservatori non tardarono ad accorgersi dell’identità d’un tal fenomeno della torpedine colla scarica elettrica. Essi si accorsero che se l’animale era circondato da sostanze coibenti, se veniva toccato con bastoni di ceralacca, di vetro ec, la scossa non era più sentita, mentre lo era immediatamente, adoparando invece della resina e del vetro, l’acqua, i panni bagnati e meglio anche i corpi metallici.

Walsh ha fatto anche più essendo giunto a provare con esperienze, oggi generalmente confermate, che le due faccie opposte del corpo della torpedine sono i poli in cui si trovano, nell’atto della scarica, le elettricità contrarie: ne viene che si ha la scarica la più forte congiungendo con un arco conduttore, che può essere il corpo dell’osservatore, il ventre e il dorso del pesce. Si è creduto un tempo che bastasse il toccare con un corpo conduttore un punto qualunque della schiena o del ventre della torpedine per avere la scossa, e che quindi non fosse mestieri di fare arco colle due faccie opposte dell’animale, ma oggi è provato che questa condizione è essenziale e che


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