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scoli d’animali appartenenti a diverse classi, vedrete i segni della corrente elettrica diminuire tanto più rapidamente, e tanto più presto scomparire del tutto, quanto più l’animale di cui vi servite occupa un posto più elevato nella scala degli esseri.
Così avviene che mentre le pile formate con muscoli di pesci, di rane, di anguille danno per molte ore dopo la morte segni sensibili della corrente, quelle formate con muscoli d’uccelli e di mammiferi non li presentano più.
Abbiamo già notato l’incertezza dei segni della corrente al galvanometro, allorchè le estremità del filo dell’istromento si mettono direttamente in contatto coi muscoli d’un animale vivo. Per poter dunque stabilire qualche cosa di positivo, bisognava variare il modo di sperimentare. Eccovi una mia esperienza al coperto di ogni causa d’errore, e che non è che la ripetizione suir animale vivo di quella che vi ho fatta colle mezze coscie di rana. È facile d’intendere come con qualche cura si giunge ad inchiodare sopra la solita tavola un certo numero di rane vive fissandone con chiodi le quattro gambe e collocandole così una presso l’altra. Ognuna delle rane è stata prima privata degl’integumenti delle coscie e delle gambe, e di più si è fatto a ciascuna un taglio nel muscolo d’una delle coscie.
Così preparata la tavola si giunge facilmente a mettere le gambe di una delle rane in contatto dell’interno dei muscoli delle coscie tagliate della rana successiva. In tal guisa si ripete con rane vive la pila già descritta. La corrente che si ha allora è diretta al solito dall’interno del muscolo all’esterno nell’animale: la intensità della corrente così ottenuta è, a numero eguale di elementi, più grande che adoperando muscoli di rane morte, ed assai più lentamente s’indebolisce.
Eccovi dunque con tutto il rigore dimostrata l’esistenza di una corrente elettrica, allorchè con un’arco conduttore si riuniscono l’interno e la superficie d’un muscolo di un