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nel maggior numero dei casi come quella da noi vista, come è pur vero che nelle successive esperienze le inverzioni della corrente si presentano spesso. Un tal fatto non è dunque abbastanza netto, non prova rigorosamente l’esistenza della corrente muscolare. Se avessi operato egualmente sopra un animale morto avreste visto al solito nella prima sperienza il segno d’una corrente diretta dall’interno all’esterno del muscolo nell’animale, però più debole che nel vivo, ma anche su questo le incertezze si succedono, le sperienze non sono concludenti. V’è dunque difetto in questo modo d’operare, e non v’è Fisico, per poco abituato all’uso del galvanometro, che non scorga questo difetto, e non ne prevegga le cagioni. In un mio libro recentemente pubblicato a Parigi sotto il titolo di Traité sur les phenomenes electro-phisiologiques des animaux ho insistito con prolissità sul modo d’applicare il galvanometro allo studio dei fenomeni elettrici degli animali, e sarei troppo lungo ripetendovi qui tutto quello che vi ho detto.

Sono contento di potervi mostrare d’esser giunto a stabilire col galvanometro l’esistenza della corrente muscolare, e a scuoprirne le leggi fondamentali.

Preparo cinque o sei rane alla nota maniera di Galvani, le taglio a metà, e separate le coscia dalle gambe per via di disarticolazione, taglio trasversalmente in due parti le coscio stesse. Posso così disporre d’un certo numero di mezze coscie, tra le quali non scelgo che quelle che appartengono alla porzione inferiore. Su questa tavola verniciata che vedete, ed in cui sonovi delle cavità a guisa di capsule, dispongo le mezze coscie a questo modo. Ne colloco primieramente una in maniera che peschi colla sua superficie esterna in una delle capsule, ne fò succedere a questa un altra in modo che la sua superficie esterna stia a contatto con la superficie interna della prima, e così di seguito, in modo che mentre tutte le mezze coscie dispo-