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che la luce compare allo stesso istante. Basta irritare leggermente la lucciola in qualunque parte del suo corpo, per vederla divenire per un istante luminosa. Toccando un qualche punto dei segmenti, la luce persiste di più. Se ad una lucciola in questo stato, si taglia la testa, non si tarda a veder la luce illanguidire, e cessare poi affatto, e allora si vede bene il color rosso della membrana dei segmenti luminosi. In questo stato, si può irritare anche fortemente l’insetto nel torace, senza che più si giunga a vederlo luminoso. Perchè questo avvenga, è necessario di toccare i segmenti luminosi stessi, e allora si veggono i punti toccati splendere, e da questi estendersi la luce per un certo tempo al resto dei segmenti stessi. Facendo quest’esperienza, mentre la lucciola sta sul portaoggetti del microscopio, si vede anche meglio la produzione e la diffusione della luce. Conviene essere nell’oscurità e non mandare sull’oggetto alcuna luce. Vedesi un movimento oscillatorio rapidissimo nelle parti della materia fosforescente, e nel tempo che esse si fanno luminose.

Ho provato e riprovato più volte l’influenza che potevano esercitare sulla fosforescenza delle lucciole l’oppio e la noce vomica, ed eccovi come. Ho preparato soluzioni fatte di 5 grani d’estratto d’oppio o d’estratto alcoolico di noce vomica, in due oncie d’acqua. Poi metteva le lucciole in una campana di vetro, che empiva di quelle soluzioni e rovesciava sugli stessi liquidi. Così non v’era contatto coll’aria. Il risultato d’un gran numero d’osservazioni mi porta a concludere, che nella soluzione di noce vomica le lucciole muoiono 8’ o 10’ più presto di quelle che sono nell’acqua. Al contrario nelle lucciole che sono nella soluzione d’oppio, la fosforescenza continua per 8’ o 10’ di più che in quelle che sono nell’acqua. Spero di poter riprendere lo studio di questo soggetto che non ho potuto che abbozzare.

Aggiungerò che le lucciole che cessano di splendere