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in un miscuglio frigorifico di - 5.° R., dopo 8 o 10 minuti le lucciole cessano di splendere, e sembrano ridotte senza movimento: ritirate e poste sulla mano riprendono vita e splendore. Mentre sono nel tubo a - 5.° R. se con un filo metallico a punta, si rompon loro i segmenti ultimi, una luce debolissima e passeggera si mostra. Questo fatto è pure confermato dal vedere che i soli ultimi segmenti o la loro materia luminosa, cessano affatto di splendere a - 5.° R. Ritirata e scaldata la materia luminosa così raffreddata, risplende di nuovo per un istante, e diviene al solito rossa prima di estinguersi, se il calore è troppo forte.
Ho messe nello stesso tempo in due campane eguali di vetro, dieci lucciole, e uno stesso numero dei soli segmenti luminosi tratti da lucciole simili. Poi, dopo aver empite queste campane di mercurio, vi ho fatto passare l’acido carbonico. Dopo pochi secondi la luce ha cessato affatto, senza differenza notabile, tanto per le lucciole che per i soli segmenti. Se allora introduco un poco d’aria nella campana, la luce ritorna in ambidue; assai più viva e più rapidamente si mostra introducendo alcune bolle di ossigene. Si veggono le lucciole che apparivano morte nell’acido carbonico, riprender movimento e vita all’introduzione dell’ossigene. La vita e la ricomparsa della fosforescenza non avvengono, se si tarda un certo tempo, 30’ a 40’, ad introdurre l’ossigene o l’aria. I soli segmenti luminosi, rimasti anche per più lungo tempo oscuri nell’acido carbonico, si veggono risplendere subito, allorchè s’introduce l’ossigene. Adoperando l’idrogene in luogo dell’acido carbonico, tanto le lucciole quanto i loro soli segmenti luminosi, non durano a splendere che per un tempo ch’è alquanto maggiore di quello che abbiamo detto per l’acido carbonico. La differenza è assai piccola per le lucciole intere; è alquanto più grande per i segmenti luminosi staccati. Ho visto in un caso continuare