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ciò che le vien diretto, le giunge puntualmente e se il sio ufficio di segreteria fa un certo spoglio nella corrispondenza di tal genere, è sempre per riferirne esattamente alla Regina. Le suppliche comuni, quelle che chiedono un qualche sussidio, vanno, dopo lette, agli uffici di beneficienza reale, che provvedono in una misura equanime, a tali carità: tutte le lettere stravaganti, bizzarre che domandano duemila lire, cinquemila lire, venticinquemila lire, persino, non possono essere soddisfatte, visto che né la Regina né il Re potrebbero fare simili elemosine! Le domande di grazia ai carcerati, d’impieghi, di pensioni, di concessioni non possono, naturalmente, aver risultato, poiché Sua Maestà la Regina, in un regno costituzionale, non ha poteri per disporre di ciò. Eccezionalmente, chi ha una domanda grave da fare alla Regina, deve chiedere l’intervento di qualche sua dama, la quale può anche informare Sua Maestà della verità delle cose, offrir testimonianza, infine, in proposito: e così la pietà infinita della Regina si può manifestare, con qualche soccorso materiale o morale, che oltrepassi i limiti usuali della carità. Chi voglia offrire un libro alla Regina, non deve mandarglielo mai in brochure: una gentile legatura, è di obbligo: non si deve mai scrivere, dentro, la dedica a mano. Meglio è spedirlo, con una lettera di omaggio, alla dama di servizio. Le più belle legature si fanno in pergamena bianca, in istoffa antica, in pelle di guanto, con qualche borchia di oro o di argento, disegnata da qualche buon artista. Per la musica, bisogna pensare egualmente a farla rilegare o metterla in una fine copertina di stoffa, di marocchino, di pelle, con qualche gentile fregio di oro, di argento. Chi voglia proprio offrire un dono a Sua Mae-


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