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ro bellezza, e ingenerano una monotonia di espressione al ballo, che è nemica di ogni successo: escludendole, dimostrano anche varie cose tutte poco graziose, per esse signore maritate. Prima di tutto, le maritate hanno l’aria di non sentirsi più giovani, e di temere, fortemente, la concorrenza delle zitelle. Secondariamente, esse offendono le loro sorelle, le loro amiche, le loro parenti, ancora fanciulle, non ammettendole ad un divertimento, che, quasi quasi, si può dire riserbato solo alle giovinette. Terzo, hanno l’aria di voler accaparrare i corteggiamenti, naturalmente innocenti, de’ giovanotti, tutti per esse. Quarto, e questo mi sembra impossibile in una società per bene, hanno l’aria di voler essere troppo allegre, di voler fare discorsi che le signorine non possono ascoltare, e via via dicendo, non oso continuare. Se le signore maritate fossero veramente furbe, e sapessero fare i loro interessi mondani, dovrebbero, viceversa desiderare ampiamente la presenza delle fanciulle, per potersi affermare più belle, più attraenti, più irresistibili, ed anche più libere nella folla, nella confusione del ballo, di esercitare, con tutta innocenza, io credo, le loro seduzioni.

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