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carni, con un po’ di pelliccia, preferibilmente di mongolia, bianca. A teatro, la signorina prende posto, sempre nel mezzo, quando vi sono due signore; non adopera mai l’occhialino, o pochissimo, per fissare i palchi, mai per fissare le poltrone: ascolta la musica attentamente; non chiacchiera; non fa rumore; non si volta indietro, quando arriva qualche visita; non cambia posto; si disinteressa del ballo. In salone, ricevendo visite, la signorina aiuta costantemente sua madre o sua sorella maggiore, o fa gli onori, fa sedere le signore, conversa con quelle che sono sole, negli angoli, offre il thè, i dolci, passa di persona in persona e accompagna chi va via, sin al secondo salotto. Facendo visita, con la madre o con altri, ella fa un poco la parte muta, salvo se trova altre signorine. In società, se la signorina sa cantare, sonare, recitar bene, solo allora si può produrre; se no, fa ridere. E quando sa far bene questo, si produca senza farsi troppo pregare e non s’inebbrii degli applausi; se sa sonar bene, si rassegni amabilmente, talvolta a fare da accompagnatrice e a sonare dei ballabili. E si rammenti, in generale, la signorina di diciotto anni, che, nel mondo, si riesce più con la naturalezza corretta dell’educazione, che con qualunque artificio, più con la semplicità gentile che con altre seduzioni, e più con la modestia, che con l’alterigia. Riescire nel mondo, per una signorina, che significa? Maritarsi, maritarsi, in nome di Dio!

V. La vecchia zitella

E anche questo stato, che fa orrore a tante donne, può avere le sue dolcezze. Tutto sta ad elevarsi sovra


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