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IV. Il lutto: condoglianze, visite, eccetera

Come quelle di matrimonio, le partecipazioni di morte debbono essere distribuite su larga scala, perché tutti conoscano la sventura patita dalla famiglia che partecipa. Bisogna che un parente, un amico zelante si occupi di questa spedizione. I biglietti di visita che vengono, dopo le partecipazioni, non si ricambiano. Almeno per due settimane, se il lutto è grave, per una settimana, se è meno grave, non si ricevono visite: e, anche, si cominciano a ricevere, dopo quindici giorni, solo le visite di condoglianza degli intimi. Non bisogna che un grave lutto, diventi la scusa per organizzare dei ricevimenti! Se il lutto è grave, le signore e signorine restano in casa, da tre a quattro settimane; per gli uomini, una settimana basta. Ma, se si tratta di uomini di affari, di chi si deve recare ai proprii doveri pubblici, al lavoro, bastano tre o quattro giorni di casa. Le donne, invece, che non hanno questi obblighi, possono e debbono restare in casa, il tempo stabilito. É naturale che, appena si esca, si vada solo in posti raccolti, in chiesa, a restituire man mano, e non nei giorni di ricevimento, le più doverose e le più intime visite di condoglianza che si sono ricevute. È anche naturale che, in tutto l’anno di lutto grave, per morte di genitori e di marito, non si frequenti nessuna festa, nessun ballo, nessun teatro, nessun concerto, nessun ritrovo di mondanità: il lutto è una cosa assoluta, si rispetta o non si rispetta. Passati i primi mesi, si può andare a qualche ritrovo di carità mondana, a qualche conferenza, a qualche concerto di musica seria; niente altro. Se, per caso, nell’anno di lutto grave, vi sia una solennità, in famiglia, un matrimonio, un battesimo,

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