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gari, attraversare le piazze più bruciate dal sole; o, in carrozza, non far neppure sollevare il soffietto: e rientrare abbrustolito e grondante sudore. Dicono che si debba sudare, in estate: dicono che il sudore sia una salvazione: e che chi non suda, ha molta probabilità di tenersi in corpo una malattia infettiva. Prendere il bagno di mare fra le nove e le undici della mattina, cioè nell’ora in cui più Apollo, chiamiamolo così, dardeggia i suoi raggi infuocati, sulle acque azzurre e scintillanti: avere un costume con le maniche corte, cioè che lascia le braccia nude, e, magari che lasci libero il collo, per poter respirare bene l’aria di mare, per poter nuotare, per agitarsi in tutti i modi, finché il bagno di mare diventi giovevolissimo. Invece di rientrare in camerino, per rivestirsi, stare un po’ disteso sull’arena calda: dicono che faccia molto bene. Dopo, rientrare in tram, attraverso le vie infuocate, agitando un ventaglio giapponese da due soldi. E mangiare le cose che più piacciono, in estate, che più lusingano il palato: cioè dei vermicelli al pomodoro, o risotto giallissimo, o minestrone freddo, magari due volte al giorno: cioè dei pollastrelli alla diavola; cioè delle costolette alla pizzaiuola o panate, alla milanese; cioè dei peperoni ripieni; cioè delle fritture di pesce e andare, anche, a mangiar questo, nelle trattorie delle spiagge, nelle piccole taverne di moda, in estate. Prendere moltissime bibite fresche; sciroppi alla neve: menta alla soda: cocktails americani carichi di ghiaccio: bere molta birra: bere molt’acqua: prendere molte granite, qualche gremolata, qualche gelato. Fare delle escursioni per ferrovia, la domenica: fare delle escursioni per mare: concertare dei pique-mques organizzare delle serenate con mandolini e chitarre: dimenarsi da


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