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— Ho letto delle lettere.

— Che lettere?

— Cose inutili — disse lui con un cenno di distacco.

— Inutili?

— Sì — ribattè lui, senz’altro.

— E dopo?

— Dopo? Ho cercato le rose.

— Avete dovuto metter molto tempo, per cercare le rose, se siete venuto così tardi?

— Non ve ne erano. Tutte le rose sono morte, per il freddo. I fiori muoiono facilmente: il giardino, qui fuori, è pieno di desolazione.

— Anche io sono piena di desolazione — diss’ella, ridendo, col suo riso stridente.

— Perchè? perchè?

— Perchè voi mi amate — e rideva ancora, quasi che non credesse nulla di nulla di quello che diceva.

E, come la piccola mano stellante di smeraldi, era rimasta fra le mani di don Francesco, ella la ritrasse. Si mise a guardare lo smeraldo, simile ai suoi occhi gelidi.

— Non mi amate più, non mi amate più — disse schiacciando le rose sotto i piedini.

E mordeva un bocciuolo di rose. Egli cercò di strapparglielo, per baciarlo: ma non vi riescì.