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36 | matilde serao |
dirgli, nell’umiltà della preghiera, che non posso fare altro che morire, poichè vi amo e poichè voi non mi amate. È un grave, gravissimo peccato il suicidio: e le anime cristiane, come la mia, dovrebbero averne un santo orrore. Ma voi non mi amate: io lo dirò a Dio, sulla montagna. Come Mosè, io lo invocherò e gli dirò il mio dolore: egli deve perdonarmi, perchè io non posso vivere, poichè voi non mi amate.
«Dio deve perdonarmi. Quando avrò abbastanza pregato, abbastanza pianto, quando avrò detto, all’eco della montagna, perchè muoio, nell’ora migliore, io andrò alla morte. La montagna è piena di abissi e ogni passo falso, un sol passo falso può condurmi alla morte. La guida, accorrente, esterrefatta, vedrà precipitare il mio corpo nella valle, dalla neve, fra le nevi: e quando vedrà che nulla può fare, sola, per ritrovare almeno il mio corpo, tornerà, correndo, all’asilo più vicino: e intanto su me, morta, fioccherà larga e pura la neve. Dall’asilo, dal villaggio più vicino, verranno i buoni montanari con le ascie, con le pale, incappottati nei bruni e caldi mantelli: li seguiranno le loro donne, buone, che accorrono sempre, dove è una disgrazia. Porteranno con