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piccolo romanzo 35

di autunno, il grande mare azzurro che conduce al sonno, alla immobilità! Ma non ho potuto vincerle, tutte queste cose, esse sono troppo forti, troppo forti in voi, e mi hanno vinta. Avrei voluto darvi l’amore della montagna, dei suoi bianchi fiori vellutati, dei suoi negri abeti, dei suoi temporali subitanei, delle sue valanghe ruinose, spettacolo immenso. Ma voi odiate il freddo, odiate il movimento, la neve vi immalinconisce e i ghiacciai vi danno l’idea della morte. Anche a me l’hanno data.

«Così, me ne vado alla montagna. Chissà dove andrò e quanto resterò lassù! Ma io troverò una buona guida, una guida valorosa che mi accompagni, fra i ghiacci eterni. Andremo errando, insieme, per la montagna, sulle erte cime e nelle vallate profonde, dove la voce umana pare un fenomeno meraviglioso: andremo per le vie cattive, rasentando i precipizii, affrontando tutti i pericoli. Non temete per me: nulla d’impensato può accadermi. Io voglio morire pensatamente, tranquillamente, se è possibile, nel giorno e nell’ora che ho fissato. Voglio inebbriarmi, sulla montagna, di solitudine, di grandezza, di sublimità. Voglio inginocchiarmi sulla neve e chiedere perdono, a Dio, di quello che commetto. Voglio