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piccolo romanzo | 31 |
rise per un momento, poi suonò il campanello elettrico.
— Dite al cuoco — ordinò al cameriere, che si presentò — dite al cuoco che prepari la colazione per le undici e mezzo. Alle dodici, debbo essere in un posto.
E si rivolse di nuovo al vassoino dove giacevano, ancora, le due altre lettere: di nuovo, una curiosità lo prese, guardò il biglietto da visita nella busta. Pure, si dominò: e non l’apri. Aprì invece la seconda lettera. Era scritta in lungo e snello carattere inglese: anche essa voluminosa.
«Principe — cominciava a scrivere la fanciulla — io non ho neppure il coraggio di chiamarvi per nome, tanto questa familiarità mi turba e mi sconvolge. Voi, sì, mi chiamate per nome: e provo quando voi pronunciate il mio nome, in italiano o in inglese, io provo una così inebriante dolcezza, che mi fa vacillare. Voi sapete questo: e prima di pronunciarlo, mi guardate intensamente, come per prepararmi a tale dolcezza, e lo pronunziate con tale lentezza, che io ho la sensazione acuta di una lunga, profonda vibrazione. Quando voi dite, Daisy, Daisy, Margherita, un solco mi si scava nell’animo. Di tutto ciò, io muoio.