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tragedia, in questo mondo frivolo, cinico? Ebbene, vi confesso qui la verità, Francesco io ho tentato di farla, in un’ora di disperazione. In una notte, quando più mi parea cocente il mio amore per voi, e più mi parea insopportabile l’idea di lasciarvi, per sposare il vecchio principe tedesco, invece di aprire la mia finestra che dà sulla piazza e buttarmi giù, sul selciato, come una buona figliuola del popolo, disperata, io sono andata a gittarmi alle ginocchia di mia madre. Quanto era bella, di ritorno dal ballo, tutta chiusa in un accappatoio di lana bianca? Bella e giovane e delicata. Io le dissi tutto, tutto: io ho pianto, ho singhiozzato, ho strappato i miei capelli neri, che voi amate tanto. Mia madre sulle prime si è meravigliata, poi si è commossa: ella ha passato la notte con me, tenendomi le mani, baciandomi ogni tanto, accarezzandomi, piangendo con me. E ha cercato in tutti i modi di convincermi che le tragedie non risolvono nulla, nella vita: che dánno sgomento, e dánno dolore, e pongono molta gente nel più crudele imbarazzo, ma non servono ad altro. Ma una obbiezione ha scalzato le mie ragioni, cioè la mia sola ragione, poichè io le diceva una cosa solamente, che vi amavo: ella mi ha chiesto