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piccolo romanzo | 15 |
rone, quando mi sposerà; o qualche milionario calabrese. Chissà, chissà...
— Tu non hai volontà? — dimandò miss Daisy, guardandola negli occhi — tu non vorresti alcuno, tu, una persona di tuo gusto, di cui fossi innamorata, o una persona per cui tu avessi una irresistibile simpatia?
— Io? — disse donna Clara.
— Tu, tu. Noi altre ragazze abbiamo un tipo ideale, abbiamo una figura in cui vivono tutti i nostri sogni. Anche tu devi averla.
Donna Clara si era fatta pensosa: e una lieve ombra di malinconia le si era diffusa sulla faccia: la bella bocca, rossa come un melograno, aveva una piega infantile di dolore.
— Un sogno... un sogno... — mormorò lei — chi racconta i suoi sogni?
— I sogni sono la vita — pronunziò gravemente e dolcemente miss Daisy.
— Sogno anche io; — disse la fanciulla bruna — ma temo di mettere un nome ai miei sogni; temo che essi siano troppo belli e troppo indimenticabili, e mi rendano profondamente infelice.
Un gran pallore terreo le si diffuse sul volto, le lagrime salirono agli occhi: ella tremò, come se allora dovessero squassarla i più di-