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tempo che un giornalista, capitato laggiù, ai Lanzieri, per una combinazione strana, come un greco in America, era tempo che gli aveva promesso un palco al rispettabile negoziante. La famiglia, all’annunzio, era andata in visibilio; le fanciulle ne sognavano la notte e pensavano quale abito era conveniente, come dovevano pettinarsi, che figura avrebbero fatto. Tutte le amiche avevano avuto partecipazione della lieta novella, si chiedevano consigli, si sostenevano discussioni: una signorina che abitava di faccia e che aveva avuto la fortuna di vedere il Sannazzaro, era chiamata ogni tanto al balcone, per ripetere le più minute spiegazioni. Per otto giorni non si vedevano per casa che nastri, fiori, sciarpe, veli; non si udivano che grandi colpi di ferro sulle gonne da insaldare; lo specchio era consultato ad ogni momento; le sorelle tenevano conciliaboli negli angoli delle stanze, la cugina, invitata, era commossa per la riconoscenza. Ma il palco non veniva. Prima si cominciò a scusare il giornalista: poverino aveva tanta gente da contentare — e forse attendeva una serata propizia, forse il teatro era stato sempre pieno. Poi subentrò un po’ di inquietudine: avesse dimenticato — e i preparativi e giù annunzi allo amiche e le speranze concepite? Infine, infine