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palco borghese | 87 |
bitone nuovo di don Giovanbattista Fasanaro, negoziante di pannine e segretario della sua Congregazione, con dentro la rispettabile persona del proprietario; insieme tre giovanotti: il primo commesso del negozio, il figlio del droghiere ed il nipote dell’orefice. Tutti tre serrati nel soprabito delle domeniche, rossi nei colletti troppo alti e troppo duri, fieri della dritta scriminatura e del fiore che ornava i rispettivi occhielli; tutti tre pretendenti delle figlie di don Giovanbattista. In tutto, dunque, undici: una borghesia grassa, grossa, beatamente cretina, piena del suo merito, piena del suo disprezzo per quello che è fine, per quello che è artistico; un palco borghese che fioriva alla luce del gas nel teatro Sannazzaro.
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Eppure — o voi che ogni sera andate in teatro, che vi entrate sbadigliando e ne uscite pallido di noia, che non avete più curiosità, e non vi dolete di non averne, imparate — eppure, quel palco era tutto una storia tutto un romanzo, quasi un poema. Il borghese napoletano ama il teatro, ma il suo godimento si raffina quando ci va con un biglietto regalato: era il caso. Era