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zia che sia alle spalle: una cura segreta, indefinibile anche per chi la prova: un dolore sordo per qualche cosa che deve mancare o morire. Che cosa è? L’uomo s’interroga, si rivolta, si tormenta, non trova niente, e la pena è sempre là, anzi si va accentuando, si disegna.... ecco, sarà una debolezza, una fanciullaggine, una sentimentalità morbosa, ma si è addolorati di lasciar la casa.

È vero, è vero: il cuore si stringe pensando a quelle stanzuccie, dove si è tanto amato, tanto vissuto e che non si vedranno più; pare che dalle vecchie pareti, dagli angoli oscuri partano voci di affetto e di tenerezza; nella notte si ode un sussurrìo indistinto e carezzevole. In ogni cantuccio vi è una parte di vita, un brano di cuore: sul muro, quel segno col lapis è la misura del bambino, che ora l’oltrepassa di tutta la testa — ed accanto quel ritratto, quel caro ed amato ritratto di persona morta. In questa camera la buona madre si è ammalata, e quando la salute è tornata a brillare nei suoi buoni ed ammirevoli occhi, essa ha respiralo l’aria presso quel balcone: sul balcone dove colla primavera tutte le pianticelle hanno fiorito: dove l’edera più tenace dell’uomo, si è abbarbicata, sul balcone dove nelle sere estive vi furono tante