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E dentro la casa, una monotonìa. Gira, gira e rigira si è sempre in un posto: tutto è uniforme, regolato, ordinato; lo stesso disordine nel salottino è stato pesato e discusso; dello scrittoio non si discorre: le pareti occupate dalle librerie, la tavola di fronte alla finestra, le statuine sui piedestalli, una simmetria desolante. Lo spirito è oppresso, schiacciato, ridotto al silenzio; i suoi slanci e le sue ispirazioni si frangono contro questa immobilità; non vi è più modo di scrivere, di lavorare, di sorridere. Irritazione, dispetto, fastidio in tutti; la casa è brutta, cattiva, micidiale, si è stanchi, si soffoca, si muore, bisogna scapparne via.

Sospiro di conforto.

Invece la casa nuova, quella dove si andrà, è un amore, un paradiso terrestre. È vasta, ci si può giuocar di scherma, vi è un lusso di aria e di luce, il Vesuvio entra nella stanza da pranzo, il golfo nel salotto del terrazzo, si veggono tutte le colline tenersi per mano. I vicini sono roba fine, aristocratica; si è saputo, così di straforo, che vi sono cavalieri, una contessa, un vice-sindaco, un ex-ministro, figurarsi! Il porti-