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60 | matilde serao |
geva, attaccata ad un sottil filo di seta, la felicità del signor Giorgianni.
Nel rivedersi dopo quell’ultima e crudele giornata, marito e moglie furono molto turbati. Per venire in casa del marito, per vincere le sue esitanze, per assumere quel contegno gaio ed ironico, Emma aveva dovuto domare il suo orgoglio. Per mio padre, per mio padre! andava ella ripetendo, per darsi coraggio; ma quello che l’aveva più sollevata fu la gentile freddezza di Guido. Il loro era stato un dialogo cortese, ossequioso, senza allusioni al passato od all’avvenire, salvo qualche frizzo leggero: non ci erano stati tragicismi, recriminazioni; si erano comportati da persone savie, positive. E il domani?
Il domani sarebbe lo stesso: un po’ di finzione, un po’ di spirito, esser calmi, non tradirsi mai, celare l’inquietudine sotto il sorriso, dire una filza di bugie ufficiose, e riaccompagnato il papà alla stazione, farsi un grande saluto e dividersi: ognuno per la sua strada. Di conciliazione, nemmeno l’idea; Guido non avrebbe mai detto la prima parola; Emma non avrebbe mai perdonato.
Ognuno, dal canto suo, aveva l’animo in pace.