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52 | matilde serao |
— Sicché ci troviamo in un grazioso impiccio, — disse Emma, distendendo il piede sopra uno sgabellino di velluto.
— Lo chiamate grazioso?
— Non sono solita a pronunziar paroloni. Pure bisogna trovare un rimedio.
— Io non ne veggo.
— E siete un uomo politico, un uomo di spirito? A che vi giova aver imparato l’arte dei sottili sotterfugi, delle transazioni delicate, delle frasi leali e.... molto diplomatiche?
— Se continuate così io troverò molto meno il rimedio.
— Bah! io l’ho trovato.
— Lo sapevo.
— Siete cortese anche nell’intenzione.
— Vorrei esser tale in tutto per voi.
— Vedremo. Dunque vi dicevo che un mezzo c’è. Eccolo qui: io a niun costo, voglio far sapere a mio padre la verità.
— La triste verità.
— Aggettivo inutile. Mio padre ne soffrirebbe molto ed io avrei un rimorso cocente della sua sofferenza: le colpe dei figli non debbono essere piante dai padri. Finora, per le mie cure e per le vostre, per la lontananza, per la nessuna conoscenza che egli ha di persone milanesi,