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50 | matilde serao |
— Peggio per voi se questo è un complimento: io sono disposta a profittarne.
— A mio rischio e pericolo dunque, replicò Guido, sorridendo — compiacetevi di parlare.
La signora (in confidenza si chiamava Emma) carezzò un poco il pelo morbido del suo manicotto; pareva che, sicura delle sue idee, cercasse una forma efficace ad esprimerle. Guido si distraeva a guardarla; era proprio lei, sempre bella, sempre affascinante come il primo giorno che l’aveva vista; anzi, adesso gli appariva completa, perfetta. Il profilo sempre puro, era più deciso, più fermo; la carnagione bruno-pallida si era colorita di una leggera tinta rosea; gli occhi che prima erano soltanto vivaci, avevano preso un’espressione profonda; quella donna aveva vissuto e sofferto.
— Avete mai recitato la commedia? — chiese lei infine.
— Oh sempre!
— Benissimo vedo d’aver fatto una domanda inutile. Dunque domani la reciterete ancora; ma vi avverto che avete una parte seria e che il successo sarà difficile a conseguire.
— Tutto dipende dagli attori e dal pubblico.
— Avrete me a compagna.
— Conosco la vostra valentia.