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il trionfo di lulù | 21 |
— Farsi amare, farsi amare! — ripetè irritata Lulù. — È facilissimo, Sofia; ma quando, come te, si ha la fronte severa, gli occhi tristi e la labbra senza sorrisi; quando si va in un angolo a pensare, mentre tutti gli altri ballano e scherzano; quando invece di ridere si legge, ed invece di viver si sogna; quando giovane ancora si ha l’aria statica e vecchia, allora è difficile essere amata.
Sofia abbassò il capo e non rispose. Le tremavano un poco le labbra come se comprimesse un singhiozzo.
— Ti ho afflitta di nuovo? — domandò Lulù. — Gli è che vorrei vederti amata, circondata di affetto, e sposa... Che piacere se fossimo spose, lo stesso giorno!
— Follie queste; io resterò zitella.
— Nossignora, io ve lo proibisco, cattiva creatura. Se Roberto è un galantuomo, deve avere assolutamente un fratello celibe; lo voglio!
In questa entrò la madre in abito da uscire.
— Va fuori, mamma? — disse Lulù.
—Sì cara, vado dal notaio.
— Uh! dal notaio! Roba grave è questa!
— Ve ne accorgerete, signora burlona. Sofia vieni un istante meco.
— Anche Sofia ha affari tenebrosi col notaio?