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scienze si confondevano, si univano, ne formavano una sola, gli amori si riducevano in uno solo, e Flavia era felice, molto felice, avendo ritrovato nel modo più assurdo l’unità del suo spirito.

III.

I due giovani che si erano incontrati e fusi così bene nel cuore della fanciulla incontrandosi nella vita reale e sapendosi rivali, si guardarono in cagnesco: Leone prese Everardo per un pazzo ardimentoso, Everardo scambiò Leone per uno sciocco orgoglioso. Certo non potevano intendersi e molto meno apprezzarsi: andarono d’accordo in un solo moto spontaneo, perchè l’indomani Flavia ricevette due lettere quasi identiche la cui sostanza era la parola: scegli.

La fanciulla provò un doloroso stupore, uno stringimento affannoso al cuore come se le avessero annunziato una grande sventura: credeva di fare uno di quei sogni terribili dove si cade, si cade sempre da una smisurata altezza e l’angoscia si prolunga fino al risveglio. Scegliere. Doveva scegliere. Perchè? Aveva tanto goduto, la sua vita era stata così completa e pie-