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co, anelante ad uno scopo cui quasi sempre non gli basteranno le forze, rôso dalla smania di giungere, divorato dall’ambizione, incapace più di ritornare sulla vecchia e diritta strada, torturato da una lotta ineguale che lo rende profondamente infelice. Ed il papà è sempre laggiù e lavora, e si sacrifica e s’illude che il figliolo sarà contento, avrà una posizione... e non sai quale sia più degna di compassione: se la dolce illusione del vecchio o la desolata sfiducia del giovane. Così nascono i genii, si dice, lo so; ma per un genio che nasce, migliaia di mediocri agonizzano.

Sarebbe meglio che il genio nascesse altrimenti.

Questa qui è la storia di Everardo: uniteci un cuore passionato, un sistema nervoso irritabile, un paio di occhi ardenti, ed avrete un ritratto somigliante. Come è naturale, incontrò Flavia per le scale marmoree, una giornata di autunno scuriccia, con una luce diffusa e triste; ma Flavia era bionda e sorrideva. Notate, ella discendeva e parve al povero poeta che quella fanciulla scendesse dall’alto, fosse un raggio di luce rosea, scherzosa, smarrito in quell’imbrunire: egli non fiatò, non si mosse: ella passò, ma portandosi via l’anima di un uomo.