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mobile, seria, attenta: anzi, a quella voce aveva trasalito.

Allora Gaetano ebbe un disperato coraggio, il coraggio delle anime buone che si trovano nel più critico, nel più doloroso istante della vita: glielo ispirava il cieco terrore di perder quella fanciulla che per lui era tutto. Ebbe il coraggio di andare avanti cambiando la voce con un falsetto sgarbato: pel resto era irriconoscibile. Esaltato da tanti mesi di lotta, dalla febbre patita, dalla presenza di Sofia, egli dispiegò quella sera tutta la sua versatilità per sedurre gli spettatori. Vestito da Gilda fu ridicolo sino alla caricatura, forzò la voce ed il gesto: imitò, esagerandole, tutte le grazie svenevoli delle attrici di terz’ordine; vestito da uomo, prese tutti gli aspetti: ballò, cantò, suonò il violino, declamò, bastonò, fu bastonato, finse l’uomo ebbro, riempì il palcoscenico ed il teatro della sua voce, della sua presenza. Si ubbriacava di azione, guardava Sofia, la provocava, la sfidava, certissimo di non essere riconosciuto, inasprito dalla sua sventura, con una esaltazione nervosa spinta al massimo grado. La fine della rappresentazione si accostava, Gaetano vi anelava per liberarsi da quell’incubo, per liberarsi da quel soffocamento che gli montava dal cuore alla