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idilio di pulcinella 183


carni quelle spine, sorridendo, come gli antichi martiri, del suo sangue che se ne andava.

Già grandi cartelloni rossi e verdi, incollati per le mura della città, annunziavano al pubblico napoletano la nuovissima e brillante parodia del Rigoletto, scritta espressamente dal Pulcinella Gaetano Storace, in cui egli avrebbe preso parte insieme col buffo Barilotto, con don Felice Sciosciammocca, il Tartaglia, la caratterista ed altri dieci attori; già i giornali consacravano dieci linee della loro cronaca teatrale per raccomandare ai loro lettori la prima rappresentazione: sarebbe stato un successo clamoroso, una serata allegrissima, un brio da risuscitare i morti; anzi un cronista che masticava di francese, lo profetizzò addirittura un succés de fou rire; tutti poi prevedevano delle piene straordinarie.

Infatti la domenica della prima il teatro riboccava di gente e l’impresario gongolava di gioia: Gaetano, con una febbrile attività andava e veniva per badare al macchinismo. Uscì soltanto alla terza scena, fu salutato da un applauso fragoroso, come autore e come attore, ringraziò, pronunziò le prime parole: ma girando attorno lo sguardo fu assalito da un tremore mortale. Sofia era con sua madre nel fatale palco, numero due, di prima fila, vestita di azzurro, im-