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172 | matilde serao |
nulla, in tempi nei quali non conta che il danaro: che oltre la nobiltà del blasone vi è pur quella del lavoro, anch’essa egualmente bella ed onesta. Il giovane aveva una professione, lavorava certo in quelle ore che non lo si vedeva apparire, forse per soverchia umiltà aveva firmato le sue lettere col solo nome di battesimo, temendo che la nudità del suo cognome borghese non dovesse offendere la fanciulla. Sofia sentì di stimarlo per la sua condotta passata, per quella presente; la madre desiderosa come tutte le madri di vedere collocata la figliuola, la incoraggiava dolcemente, ella, rispose poche parole, con serietà, ma senza freddezza. Lo stimava, voleva conoscerlo; forse lo avrebbe amato.
Egli andò per la prima volta in quella casa tremante di emozione, dominato da una strana ansietà: avrebbe voluto essere perfettamente contento e credeva di essere contento; ma ogni tanto, come per una nuvola nera, la sua gioia s’intorbidiva, ed egli si spaventava per un ignoto pericolo. Dopo si dava del matto, del presuntuoso, dell’incontentabile; chiamava in aiuto il suo amore, la sua franchezza, la lealtà del suo cuore e delle sue intenzioni; pensava che un mese, una settimana prima, non avrebbe nep-