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idilio di pulcinella 171


versi, di sapere che ne doveva essere del suo cuore e di sè. Le scrisse una, due, cinque lettere.

Erano male scritte, è vero: qualche espressione, qualche frase, qualche periodo era preso dalle commedie di repertorio; qualche errore di ortografia vi incappava ogni tanto: pure vi spirava un amore così profondo, così sincero, vi si manifestava un desiderio così vivo di una sola parola di un sol sorriso, che l’altera fanciulla ne dovette essere scossa.

Era da tempo che essa, sotto la bruna frangia delle palpebre, osservava la fedeltà di Gaetano a presentarsi ogni mattina; era da tempo che essa aveva l’abitudine di vederlo immancabilmente alla chiesa, alla passeggiata, sempre modesto, sempre un po’ triste; e lentamente, nel suo cuore freddo e solitario, comparve l’immagine del giovane innamorato. Sofia era uno di quei caratteri fieri, tutti di un pezzo, incapaci di cedere ad una debolezza, ma incapaci di mentire agli altri od a sè stessa; era altiera, ma per questa medesima alterigia, non soffriva mezzi termini; non amava, o amando, doveva andare fino in fondo. Poi le sventure sofferte da bambina le avevano dato una severa lezione, le avevano insegnato che la nobile nascita non vale