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idilio di pulcinella | 165 |
leggeva sul viso di lei, era un’aria di serietà superiore, quasi incosciente, certo naturale. Egli si chiedeva perchè una giovinetta, neanche vestita di nero, nell’età del riso, nel teatro dove si andava per ridere, si negasse alla gioia. Ora ella parlava lentamente con la sua compagna, senza gestire, con uno sguardo intelligente, muovendo appena le labbra: che diceva? quale strana apparenza era la sua! Tutti ridevano, ella no; tutti si divertivano, essa non si annoiava; che faceva, che pensava dunque? Rivolgendo in sè queste idee, Gaetano rimaneva col viso incollato alla sudicia tela del sipario, con l’occhio fisso sulla figura pallida della fanciulla, perduto nelle sue supposizioni, tormentato un poco da quel problema ventenne che stava nel palco di prima fila.
— Fuori scena!— gridò il buttafuori.
Suo malgrado Gaetano dovette rientrare nelle quinte; giunto là gli parve di aver avuto un’idea luminosa, un’idea che gli fece piacere e dispiacere nel medesimo tempo: sicuramente la fanciulla doveva essere innamorata.
— Allora ci penso io a farla stare allegra. — mormorò fra sè; — giusto nel terzo atto vi è una scena d’amore.
Diede una spinta fino all’esiguo camerinetto,